domenica 28 luglio 2024

Lo sconf-orto

Non parlerò di orto anche se gli ortaggi sono le uniche cose che ultimamente sto portando a casa.

Bellissimi, meravigliosi, per alcuni versi impegnativi....ma di squame non se ne vedono.

Lo scompartimento del freezer dedicato al pesce ad oggi, 25/07/2024, contiene 7 polpi, 1 murena e 1 calamaro.

Niente cuda, niente occhiate, niente pesce da zuppa, niente spigole, niente di nulla.

Anche se il freezer non è mai stato un indicatore preciso del pesce che passava per le mie mani....ai tempi d'oro era assai inusuale per me congelarlo, perché se avevo voglia di pesce fresco mi bastava andare a pescare. La mattina per la sera...il tramonto per la cena....alla peggio...oggi per domani.

Ho da poco organizzato una grande cena a base di pesce...pescando al mercato. Una rapina a mano armata. Non ricordavo quanto costasse il pesce serio perché semplicemente.... lo pescavo! 

Sto facendo confessione fiume di quello che sto passando....condita da considerazioni generali sul perché e sul per come non pesco più una mazza.

Prima ragionerò sulla mia situazione nello specifico....allargando solo in un secondo momento il campo di indagine al di fuori delle mie gesta, per provare a capire se tale condizione riguarda più persone...e se si quante.

Da cosa partire.

Bene diciamo pure che sto andando meno.

Molto meno. Escludiamo il 2024. Annus horribilis della pesca per quanto mi riguarda.

Prendiamo a campione il triennio 2021-2022-2023.

Dovrei aprire le varie cartelle e fare un po di ricerca per stabilire quante volte sono andato e quanti pesci ho tirato fuori. 

Poche e pochi. Ma il dato che fa saltare i conti è proprio il rapporto uscite-catture che è  drammaticamente cambiato. In peggio.

Sta a significare che se negli anni d'oro ad ogni uscita corrispondeva una o più catture, tale rapporto non è  rimasto invariato al diminuire delle uscite.

Cioè non sarei allarmato se pescassi meno semplicemente perché sto andando di meno.

Il vero dramma è che le poche volte che sono andato....la media catture ha iniziato a scendere vertiginosamente fino ad arrivare al 2024 con 6 cappotti su 6 uscite. Spalmate sostanzialmente in 6 mesi. Una al mese. Pochissimo. Ma proprio perché risicate sono anche state "pianificate" abbastanza bene proprio per andare a colpo sicuro.

Condizioni medio buone se non addirittura ottime...che avrebbero dovuto garantire pescate più che dignitose.

Stiamo parlando di schiumate, scadute, albe e tramonti. Ma anche noiossissime ricerche dei cuda perduti, a mare piatto e calasole, che nell ultimo decennio posso dire di aver praticato con risultati eccellenti.

D'estate, periodo che odio, andavo comunque la sera a fare due lanci, nei posti giusti, e i barracuda ( molti ) erano garantiti. Tanto da andare via ben prima che finissero di mangiare. Ricordo di zaini pieni, di pulizie in loco per buttare a mare code, teste e lisca e salire solo coi filetti già porzionati...per limitare la fatica al rientro.

In pratica c'era il distributore automatico dei cuda. E se partiva un po di schiuma, delle occhiate e perfino di qualche sarago. Senza troppi patemi e con lo 0.50 di finale.

Ora il nulla cosmico. Ma il punto non è il cappotto in sé. Piuttosto la consequenzialita dei cappotti unità alla mancanza di scenari fortunosi che sono il sale della pesca.

Ciò che fa continuare a bruciare la fiamma della convinzione che al lancio seguente qualcosa abboccherá.

E di questi episodi, quasi senza accorgermene in passato né ho fatto incetta.

Quanti pesci presi SOLO per il fatto di aver lanciato una volta in più, oppure aver cambiato esca, o agganciati per la schiena o chissà che altro.

Culo, benefico, salutare, indispensabile per affrontare i momenti no, che pochi sono stati.

Tutto sembrava facile. Arrivato sullo spot...c'era quasi sempre il modo di ribaltare il momentaneo stato di ammanco di squame, fosse l esca, o l'onda, o il vento, o l'orario. Se ne veniva quasi sempre a capo. E non costava particolare fatica/impegno.

Oggi sto per dire che non è più così. Almeno per me.

Soluzioni che prima portavano pesci...oggi sembrano sterili. Siamo a 0, Zero assoluto.

Cambio esca, cambio spot, aspetto il tramonto, vado in piena schiumata o ridossato.

Vorrei dire che in mare c'è il deserto. Finito tutto. 

Da terra santa a terra marcia.

E se vincere aiuta a vincere....le sconfitte portano altre sconfitte, fiaccando il mio spirito, che avrebbe dannatamente bisogno della botta di culo, su cui costruire una lenta risalita. 

Che peraltro sto gia accettando di buon grado....un po di serie B fortifica lo spirito.

Però adesso anche basta. 

Ed intorno a me cosa vedo.?

Non voglio fare il vecchietto attempato. Ma do per scontato che 20enni che oggi vanno a fare due lanci ci siano. E a loro...che avranno penso e spero più tempo libero e maggior serenità...vorrei chiedere: state pescando? Bei pesci se ne vedono? Con che media?

Tali risposte sono importanti nella misura in cui aggravano la mia e solo mia condizione.

Se mi dicono che ci stanno pescando tutto ne sarei felice. Vuol dire che dalla mia condizione c'è modo di uscire.

Peggio sarebbe sentirsi dire che per prendere una ricciola....oltre ad aver speso 1500 euro tra canne, mulinelli, tracciato ed esche devono andare a mare 20 volte al mese.

Il rapporto uscite-catture è fondamentale per avere una radiografia delle condizioni del mare nel 2024.

Non ci si deve far abbagliare dalla lampuga xxl presa dalla scogliera...se è  frutto di 20 uscite. O del dentice, o di 4 palamite se per prenderle sono andati 50 volte.

Non erano questi i numeri che ho vissuto. Peraltro mica 30 anni fa....diciamo 10 anni fa.

Lo sforzo che veniva messo in campo era di per sé ampiamente oltre il necessario.

Tradotto non si è passati dallo stare fermi al porticciolo e pescare mostri a ripetizione a doversi ammazzare per prendere un' occhiata.

Ci si sbriciolava di fatica a prescindere e si pescava bene. Non c'era bisogno ne di canne da 3 metri, ne di mulinelli 8000.

Oggi a pari fatica, corrispondono 0 catture a quasi. Un barracuda, dopo essersi fatti magari 150km tra andata e ritorno, scogliera zaino ecc equivale a 0. Idem 3 occhiate.

Lo sforzo eccede di xmila volte il premio.

Facendomi domandare ma che senso ha? Detto da chi ha la fortuna di aver visto mare, schiuma, albe e tramonti tanto da esserne assuefatto.

L'argomentazione " che ti importa, hai staccato, vedi il mare ti godi il tramonto ecc ecc" non regge. Ne ho vissuto a migliaia. Mi bastano fino alla morte.

Io voglio raffiare pesce!

Conto anche sul feedback di chi ormai ha preso la via del kayak.

Anche loro mi danno una fotografia penso abbastanza verosimile di quello che sta succedendo mediamente in terramarcia.

Faticano a fare esca. Cioè mattina presto perdono ore a cercare un sugarello da innescare.

In mare aperto! E per la fatica che ci mettono....vista coi miei occhi...dovrebbero, anzi si meriterebbero un dentice a uscita...per kayak.

Propendo quindi per questa conclusione. 

Un calo massiccio del pesce sottocosta negli ultimi 4-5 anni. In continuo declino.

Non posso dire ne sapere se si tratti di fluttuazioni temporanee.

Il punto ora è capire come svoltare. Ho gia saggiato con mano che alzare il ritmo non porta, o almeno fino ad ora, non ha portato ad una soluzione. Albe incredibili e tendate pazzesche in spot inavvicinabili non hanno prodotto un cambio di marcia apprezzabile. Ad aumento sensibile degli sforzi non sono seguiti incrementi di catture.

Questo vuol dire che, letto al contrario, all'aumento degli sforzi i cappotti sono stati devastanti.

Serve quindi una soluzione pragmatica per cambiare il corso degli eventi. cioè cappotti da qua al 2030.

C'è chi mi ha suggerito una semplice pausa forzata e forzosa.

Chi una conversione al natante.

Come ho gia detto pescare aiuta a pescare, e i cappotti portano ad altri cappotti, e quando la situazione è disastrosa più che prendere pesce è fondamentale non spaccarsi di fatica e tornare a casa a mani vuote.

Cioè meglio sforzo zero e pesce zero che sforzo mille e pesce 1.

Appena trovo una soluzione avrò da aggiornarvi. 







lunedì 2 ottobre 2023

L'apostolo del Lanciaerecura

Io ne sono il Profeta. O almeno quello che da 10 anni a questa parte ci mette la faccia.

Ma come tutti i Profeti che sono passati su questa terra, sebbene il mio tempo non sia ancora terminato, posso contare anche sul'opera dei miei apostoli.

Le tentazioni che subisce chi pratica la pesca sono davvero irresistibili, a confronto quelle che escogita il Diavolo sono risibili. Cioè è molto più facile resistere alla tentazione di non desiderare la donna d'altri che lo spot degli altri. Specialmente se lo si è riconosciuto. E Se poi c'è un documento che dimostra la presenza di pesce è finita.

Cosi, come la canna da pesca d'altri, o il mulinello...o perfino la tecnica.

Si può pescare a strappo, a spinning, a roubasienne, a canna fissa, a traina, a drifting, a bolentino, da riva, dal kayak e via discorrendo.

Riconoscere il vero amore è molto ma molto più difficile che riconoscerlo fra i rapporti umani.

Non c'è notte nella quale non ci si domandi....ma se provassi in questo modo? Ma se usassi l'esca viva? Ma dal kayak come sarà? E se vado di notte?

Uno può aver pescato 10 anni sempre nello stesso modo eppure il pensiero di tradire le sue origini è sempre presente. Non c'è nulla da fare.

Io son qui per dirvi che la profezia è chiara. Il lanciaerecupera primordiale è la via. L'unica. Indistruttibile dal tempo e dalle circostanze. La cui chiave d'accesso è l'ATTO di fede massimo richiesto ad un uomo.

Si verrà ripagati prima o poi, magari ad intervalli di tempo che sembrano infiniti. Ma ne vale sempre l'attesa. Almeno tutte le volte nelle quali la profezia si è manifestata in mia presenza.

E pochi giorni fa ne ho avuto l'ennesima riprova che credo valga la pena di raccontare.

Senza vlog, senza video, senza go pro, senza grugniti greco-liguri, senza "bro it's amberjack, it' dentex, bro bro brooo broo bro bro!" , senza fornelli al butano, senza pan bauletto, senza salse in bustina, senza testare canne nuove, senza esche nuove, senza vestiti nuovi e ci siamo capiti dai...

La mano del Profeta ha fatto solo si che venisse indotta la scelta del luogo. Ma non il giorno. E' stato un continuo posticipare la data per via degli innumerevoli impegni, fino a che ci si è ritrovati d'accordo su un fine settimana in cui tentare.

La formazione comprendeva me e due pecorelle smarrite che non solo stavano perdendo la retta via, ma anzi tentavano, in maniera neanche tanto implicita, la mia conversione al kayakfishing.

Non è stato difficile resistergli perchè sono costruito per non andare d'accordo col sole, con l'uso di tante attrezzature, con l'ecoscandalo, col giubbotto salvagente, col caricare e trascinare il kayak per portarlo a mare e via dicendo.




Ma mentre preparavamo il ricostituente a base di granchio blu, pomodori dell'orto, basilico, olio, sale ecc venivo mitragliato da fotografie di pesci mastodontici presi dai loro kayak...ed io...da Profeta quasi in rovina... non avevo di che replicare. Troppo tempo passato dagli ultimi pesci clamorosi, belle pescate si, di cui non ho mai fatto menzione sul blog, ma poco o nulla che potesse competere con quanto mostratomi a tavola fra un granchio e l'altro.

Rigovernata la tavola e sfamata una volpe rabbiosa che girava intorno alla nostra postazione coi gusci dei granchi, pianificavamo quella che sarebbe dovuta essere l'impresa del decennio sorseggiando l'ultima birra prima di andare a dormire.

Pur con la barra dell'ottimismo alle stelle era impensabile riuscire ad arrivare dove ci eravamo prefissati. Nemmeno 10 anni fa ce l'avremmo fatta.

Però avevamo deciso di partire col piede giusto. Niente alba.

Si dorme fino a che si è riposati.

Cosi, tra cambio, colazione fragole e caffe, abbiamo mosso i primi passi in scogliera verso le 8 30.

Finalmente vedevamo qualcosa. La sera prima essendo arrivati quasi verso le 21 non si vedeva una mazza.

Impossibile capire quello che ci avrebbe riservato la scogliera.

Il satellite non restituisce mai la crudezza della realtà.

L'abbigliamento era trekking puro. Nulla che avesse a che fare con la pesca, anche se alcuni passaggi prossimi al livello dell'acqua richiedevano il piede scalzo.

Non ho accennato al mare ma era davvero buono. Onda giusta, seppur in presenza di vento teso, che diventava devastante non appena si raggiungevano le creste delle montagne.




Procedevamo con una sommaria esplorazione dei luoghi e  lanciavamo dove era possibile. 

Di fatto qualche pescetto subito si è visto, io una spigoletta forse al terzo lancio, più svariate occhiate, alcune davvero grasse che poi son finite sulla brace.

Un barracuda di dimensioni ragguardevoli si è avventato sullo sciorlain di prima mattina, in mezzo a delle guglie di roccia che affioravano dall'acqua, ma sfortunatamente dopo un paio di sfrizionate si è sganciato.

Da questo momento praticamente più nulla eccetto qualche occhiata sporadica.

I nostri propositi, vista l'orografia della costa, come anticipato prima, si sono schiantati dopo qualcosa come 3 km circa.

Io per salvare la pellaccia ho evitato un passaggio davvero mortale che non ha fermato la mia compagnia dal proseguire.

Liberi tutti, loro di esplorare, io di scarpacciare....ma al momento della separazione il pesce era tutto nello zaino di Luca.

Alle 14:00 mi trovavo senza pranzo, un limone nello zaino e basta.

Sicchè ho messo le esche da frocing e ho provveduto a pescare il solito pesce del cazzo ma quanto mai fondamentale per rimanere in vita.

Due occhiate e due vacchette costituivano un ottimo pranzo.

Ritorno nella remota spiaggietta coperta dai tamerici, dove sotto la loro ombra appronto un pezzo di legno da usare come ripiano. 





Non avevamo orari di rientro, e se non fossero morti, sarebbero per forza dovuti rientrare dalla spiaggetta. 

Erano già le 15:00 e la lama del coltello affondava nella carni dell'occhiata quando in lontananza, sulla parete di roccia, scorgevo due sagome in fase di rientro.

Nessun pesce enorme usciva dai loro zaini. Le cose andavano piuttosto male direi.

Il kayak al momento sembrava un avversario imbattibile per il mio Dio.

Ci si ritrova e decidiamo di saltare il pranzo per sostare nella zona dove poi avremmo fatto l'imbrunire. Sfiancati dal sole, dal vento e dalle ormai terminate scorte d'acqua si rientrava con un solo obbiettivo.

Pranzare, recuperare le forze per un paio d'ore e attaccare il fato al tramonto.

Inaspettatamente però da questo momento la Profezia cominciava a dispiegarsi in tutta la sua Potenza.

Eravamo stanchi e abbiamo trovato un giaciglio all'ombra dove riposare....Luca e Stefano erano assetati e hanno trovato una bottiglia d'acqua chiusa....perfettamente conservata all'ombra con cui ritemprarsi.

Ci mancava una griglia....e ne abbiamo trovata una marcia in mezzo alle pietre della scogliera durante il rientro.

Gia avevo capito che l'atto di fede che ci era stato richiesto avrebbe pagato. Tutti i pezzi stavano andando al loro posto.

Addentando occhiate non spinate, non spanciate e non deliscate abbiamo fatto il punto della situazione e deciso come disperderci per la scogliera per tentare il miracolo all'imbrunire.




L'attrezzatura ridotta all'osso cosi come il lanciaerecupera richiede, non scior jigghing ma sciorline, nessun P.E. che dopo 10 anni non so ancora che c@zzo vuol dire a parte indicare il ritardo mentale di chi usa questo termine, ma trecciato sfatto, marcio, girato 4 volte nella speranza che reggesse ancora, niente raffio, niente boga, niente coppo niente cliff claff, ma solo il calcolo dell'onda per tirare su l'eventuale pesce.

18:00 - 19:00, questo il lasso di tempo che ci eravamo dati.


Optiamo per 3 punti diversi salvo poi incontrarmi con Stefano su una punta dove giocarci il tutto e per tutto. Erano già le 18:30 e non si era visto una mazza.

Lanciavamo a raffica le solite due esche pescando dal primo piano, stando attenti alle onde di mare montante non sempre facilmente prevedili ed in men che non si dica era giunta l'ora. Qualcosa si doveva vedere....ed infatti si fece vedere un barracuda dietro la mie esca. Solo un inseguimento terminato a ridosso del gradino e basta.

Se c'è una certezza totale, comunque vadano le cose, è che mangiamo sempre piatti clamorosi. 

E voi direte....e che centra col racconto? Be centra perchè si prospettava una misera ( per noi ben abituati ) pasta dalla bottarga per cena..non avendo ancora svoltato la giornata col pesce che stavamo aspettando da anni.

Se avessi avuto la go pro.....che grande tesimonianza che avrei potuto tramandare.

Ma i Profeti si sa lavorano con gli scritti, non coi vlog.

Capitò la stessa cosa nel 2016 con l'ultima ricciolona presa da riva...mangiò nel momento esatto in cui pronunciai la frase che a suo tempo servì per scatenare il Fato.

Ogni uscita richiede una frase/esclamazione differente. A volte non si pesca semplicemente perchè si è sbagliato il frasario.

La formula odierna l'ha pronunciata Stefano e che dio ci fulmini se non è andata esattamente così: "Albe....mi sa che oggi ci dobbiamo accontentare di una misera pasta alla Bottar...."

L'ultima sillaba non è stata necessaria. E la cosa più appagante è che in quel momento io stavo guardando lui e lui guardava me mentre la sua canna si è piegata. Non 10 secondi dopo la frase, non 10 secondi prima, neanche 2. Esattamente così come scritto.

A canna piegata si pensava fosse quel barracuda marcio che aveva seguito la mia esca pochi minuti prima.

Ma Stefano stava pescando davvero con una cannaccia per legare i pomodori. Impegnarla così non poteva essere nemmeno il re di tutti i cuda allamato per la schiena.

Ci siamo risparmiati, penso in maniera voluta, tutto il frasario dei prostaffe moderni. Ne "bro" di qua ne "bro" di là, ne urla ne urletti da donne isteriche mentre il pesce prendeva lenza.

Ha regnato il silenzio assoluto per tutta la prima fase, nessuno aveva niente da dire anche perchè lo spot era totalmente nuovo e non avevamo idea di come fosse il fondo.

Sicchè il recupero è stato direi quasi "esplorativo", ovverosia al pesce era concesso un po' di margine per muoversi, soprattutto nella prima fase per poi essere riavvicinato e fatto sfogare nuovamente quando la lenza appariva troppo vicina alle rocce.

L'unico momento di "consultazione" è stato quando decidere se forzarlo o meno perchè non si decideva ad aggallare. E non vedendolo non capivamo cosa fosse e ne come fosse allamato...eccetto aver ipotizzato ( almeno per mia parte ) essere una grossa ricciola...

Convenendo che si era arrivati al momento opportuno...bisognava forzarlo. Si era preso lenza più volte....l'aveva fatto riavvicinare, poi con grande freddezza aveva aperto l'archetto per ben due volte per farlo riandare al largo ed evitare la rottura che avrebbe decretato la sconfitta del Lanciaerecupera.

Alla fine l'abbiamo visto. Un pesce meraviglioso, grasso, tozzo che rappresentava molto più della cena clamorosa che ci saremmo sparati da li a breve.

Non sto a farla tanto lunga. Saltando da uno scoglio all'altro per sfruttare le onde adatte ce lo siamo ritrovati più volte nel gradino e più volte è ritornato nel vortice delle onde ma alla fine.....alla fine si è incastrato in una fessura tra le rocce che ci ha fatto gelare il sangue nelle vene. Non si vedeva più. Usciva solo la lenza....bloccata.

E per andare a controllare come risolvere il disastro bisognava scendere di un livello proprio dove arrivava l'onda. E non gli schizzi...proprio la massa d'acqua.

In quel momento se fossi morto sarei morto felice. Magari tra atroci sofferenze ma felice.

Siamo scesi in due, l'onda è arrivata e lo ha sparato quasi fuori dalla crepa ma quel tanto che bastava per scongiurare la rottura del trecciato sulle rocce.

Stefano l'aveva afferrata, io ero li, ho allungato la mano e l'ho presa per le branchie...a quel punto l'unica cosa da fare era aprire l'archetto e permettermi di portarla in sicurezza ai piani alti.

Così è andata. Ricciola in salvo, io leggermente indietro e Stefano claudicante in risalita dai flutti che tanto ci avevano fatto penare in questa giornata.

Il silenzio è perdurato per diverso tempo. Una sensazione bellissima.

La guardavo negli occhi....seppur esausti ancora pieni di vita e capii che avevo di fronte a me l'apostolo che tanto stavo aspettando...disposto a sacrificare la sua vita abbocando ad uno sciorline marcio di 10 anni fa....per continuare l'opera di evangelizzazione.




Vennero per tentarmi....ma furono riconvertiti.

Questa giornata, questo pesce, queste condizioni valgono 100 tonni dal kayak, 2000 dentici, 3000 ricciole prese a botte di esca viva ed ecoscandalo.

E pensate che ce la siamo sfangata senza usare Zenaq, savage gear, P.E., assist hook, jig da 150 grammi, urlare e darsi del bro a vicenda durante il recupero.



Per evitare una guerra civile ometto i dettagli sulla cena che ne è conseguita.

Il lanciaerecupera vi seppellirà tutti. Uno dopo l'altro.