mercoledì 7 novembre 2018

Sotto il segno del rastrello.


Troppe volte ho ascoltato l'oroscopo senza capire perchè mai non si avverasse nulla di quanto scientificamente previsto per l'acquario.
Amore non ne trovavo, lavoro neanche, amicizie come se piovesse, salute da buttare ed altre previsioni più o meno nefaste che niente avevano a che vedere con la mia esistenza. Avevo più affinità con la bilancia o col toro che con l'acquario....li leggevo tutti....e giuro che per avere il quadro completo della mia vita dovevo rastrellare da quattro o cinque segni  sempre diversi. Ero un apolide dello zodiaco.

Se un uomo non può nemmeno fare affidamento sull'oroscopo...come fa a costruirsi un futuro? una vita? "Quand'è che troverò lavoro?....Accidenti ai capricorno! Oggi 16 aprile troveranno lavoro, glielo hanno detto!" ....Gli scorpioni troveranno la loro anima gemella...."c'è scritto sul giornale dannazione!" Così dovrebbe essere. Per tutti. 
Ma non per me, come al solito è tutto dannatamente difficile!

Il 2018 è stato un'anno surreale per mille motivi. Non li sto ad elencare. Troppi momenti da ricordare, tanti episodi, tutti con un significato più o meno evidente.
Ed una mezza giornata al mare, passata con una persona che avevo frequentato saltuariamente, giusto il tempo di qualche aperitivo e poco altro, si rivelò essere determinante per la più grande scoperta della mia vita.
Roba da matti.

Tornammo alla macchina a sera inoltrata....non avendo previsto di fermarci così a lungo.... eravamo sprovvisti di qualsivoglia genere alimentare. Solo acqua. 
C'era una discreta fame. Una fame feroce a dire il vero. Alle 21:45 rimanevano solo due possibilità. Rientrare a Sassari ed ipotizzare di mettere qualcosa sotto i denti non prima delle 11...oppure girare a destra, direzione borgo semi abbandonato del maravillioso comune di SS.
In quel momento avrei potuto giocare tutta la mia attrezzatura da pesca sul fatto che non avremmo trovato da mangiare nemmeno un pugno di grano se avessimo sterzato a dritta.
A quell'ora poi.....scordatelo caro Zarathustra. 
Però....in quei frangenti ricordai di essere anche un profeta. Il profeta che in questo mondo di prostaffe e prostitute della pesca può indicare la via per salvare quantomeno la faccia.
Ed i profeti non muoiono di fame, così girai a destra.

Tempo qualche tornante.... pochi cambi di marcia e la profezia si manifestò in tutta la sua lucentezza. .
Non solo nel borgo si vedevano persone per strada, ma anche luci e fumi provenire dalla piazzetta....e pure dalla spiaggia. Era in atto una delle più grandi arrostite che la Sardegna ricordi. Quella sera, in quel posto, a quell'ora.
Non poteva essere un caso.
Scesi dalla macchina con aria esterrefatta. Talmente sbalordito da dimenticarmi i finestrini completamente abbassati e le chiavi inserite nel quadro.

" Per mangiare come si fa?"...." quà abbiamo finito!"  Rispose un individuo marcio quasi quanto me ...." Ma provate in spiaggia...li stanno ancora arrostendo..."
Alla spiaggia si accedeva percorrendo una scalinata colossale, più di 100 metri di larghezza per un dislivello di oltre 40 metri, illuminazione tatticamente soffusa proveniente dal basso, che regalava un colpo d'occhio stratosferico.

Scendemmo col sorriso stampato sulla faccia, sicuri di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti.
Organizzazione ammirevole, con un tocco di autogestione ad oliare gli ingranaggi. 
In pochi istanti ci ritrovammo fra le mani un panino che mi ricordava quelli della Contea, mitico chiosco di Oristown, indelebilmente scolpito nelle mie memorie.
Cavallo patatine, cipolle, insalata e formaggio. Un'ichnusa non filtrata, una bottiglietta d'acqua...e ci scappò pure un tavolino sulla spiaggia, due sedie e la pace dei sensi.
Per una manciata di euro.


Pochi giorni prima ricevetti un messaggio dal Comandante Mannazzu, il quale mi spiegava come fosse possibile individuare il punto nave grazie alla sola osservazione delle stelle. Rimasi colpito dal suo racconto pur trattandosi di argomentazioni molto complesse, momentaneamente al di fuori della mia portata.
Il cielo quella notte era stracolmo di stelle. Mi tornarono in mente le sue parole e furono per me motivo di studio di quanto appreso.
Si aggiunse anche il desiderio, da parte della mia compagnia, di osservare le stelle cadenti....cosa che tutti stavano facendo proprio in quel momento.
Io non avevo desideri da esprimere. Ma mi ritrovai con il naso all'insù ad osservar le stelle.



Pure troppe, non si capiva una mazza talmente carica era la volta celeste. A malapena si riuscivano a distinguere le principali costellazioni.
E fu durante questo accanito sforzo che cominciai a notare stelle che non avevo mai visto prima. Nuovi astri, nuove costellazioni e pianeti inesplorati.

Col dito provavo a disegnare tutto quello che riuscivo a riconoscere ed i tentativi portavano a trovare costellazioni mai viste... la pentola, il coccodrillo, la mangusta, il fungo, lo shoreline, il rastrello, la bottiglia e lo Gnu.

....Il rastrello....Grossman me ne parlava sempre. Io ne parlavo sempre. " FratelLuridAlbe rastrella tutto....in c#lo ai prostaffe...non lasciargli nemmeno una lisca...si devono ridurre a fare le foto coi pesci della Lidl quei beduini."
Effettivamente da qualche anno non facevo prigionieri. Solo vittime. Portavo via tutto, anche le pietre. "Rastrellavo" qualunque cosa...più letale dello strascico.....dove passavo io non crescevano più nemmeno i cardi.

Possibile che esista la costellazione del rastrello? Che nessuno l'abbia mai notata? ....Mi assicurai di definire la sua esatta posizione per poterla ricercare alla prima occasione utile....e tornai a guardare le stelle cadenti. Sconvolto.



Nei giorni seguenti provai a documentarmi ma non trovavo notizie del segno del rastrello da nessuna parte. 
Eppure la costellazione era lì, scolpita nel cielo. Visibile a tutti.....o forse no?
Possibile l'abbia vista solo io? E se la vedessero solo quelli nati sotto il suo segno? E se Zarathustra fosse nato sotto il segno del rastrello? Questo spiegherebbe molte cose.
Sarebbe tutto chiarissimo. Episodi oscuri che di colpo acquisterebbero un senso. L'intera mia esistenza potrebbe finalmente venir intesa se letta sotto la luce della costellazione del rastrello.

La solita pausa estiva mi aveva momentaneamente fatto appendere la canna al chiodo. Troppo caldo, troppi casini affrontati e risolti tra marzo ed agosto. Ero spompato.
Anche i profeti devono andare in vacanza.
Eppure....un impegno di lavoro mi aveva portato in una ridente località balneare...la mattina era occupata. Ma alle 13 sarei stato libero.
"Butto la canna in macchina non si sa mai." 

La speranza di trovare il cancello privo di lucchetto durò quanto un gatto sull'Aurelia. Gattacci schifosi. 
Scarpe da trekking, scarpe da wading nello zaino quechua preso da decathlon a Barcellona nel 2009 con capienza infinita, una scatola di esche, canna e mulinello. 
Arrivai a mare all'ora più calda, luna piena infame a sparigliare le carte....zona più o meno nuova.
Realisticamente parlando potevo sperare solo su pesciolame vario in quantità non meglio precisabili.
Così mi concentrai sulla pesca da presacchio. Occhiate e saraghi venite a me.

Subito notai in lontananza la sagoma di due ceffi, intenti a pescare col galleggiante nell'ansa più bella della zona. Dove sarei voluto andare fin dal momento in cui ho spento la macchina. Pazienza. Forerò lo stesso.

Non sto a farla tanto lunga, il pesce girava, e più mi avvicinavo più quei due sembravano insofferenti alle mie catture, che ormai avvenivano proprio davanti i loro occhi.



Pescetti eh....ma quando tu pigli e gli altri no.....bella roba.
Li superai, camminai molto oltre il previsto, lasciando impronte dove mai fino a quel momento ero stato. Che storia. Ancora km di Sardegna su cui lasciare il segno e poco importa se a fine giornata sarebbero stati circa 8 km percorsi a piedi.



Ed in questa marcia infernale sotto il sole cocente, appena prima della battigia, vidi un oggetto verde che aveva tutta l'aria di essere un.....un.....non è possibile....
Presi a correre per la paura di aver trovato quello che mi era sembrato di vedere....

C@zzo un rastrello! Nel nulla ho trovato proprio un rastrello. 
E pochi giorni prima avevo visto la costellazione del rastrello! Come faccio a credere che sia solo un caso?
Era li, slavato, aspettava solo che lo raccogliessi.
Non esitai un istante. Avevo già pescato, ero arrivato al limite del percorribile....era tempo di rientrare. C'era davvero troppo caldo.

Il mare uno spettacolo. 
Mancava all'appello un sarago di degne dimensioni per farmi tornare alla macchina veramente appagato. Non sarei nemmeno dovuto andare a pesca ed invece...carpaccio di occhiate assicurato. Così puntai a rifare una schiumata che mi aveva regalato poco prima un paio di occhiate. Tanto era di strada.
Lancio, aspetto l'onda, recupero, fermo, botta, sarago.
Esperienza a secchiate.



E Foto del bottino finale con il nuovo protagonista.



Diretto verso la macchina, vagando per i campi in attesa di essere arati....il rastrello cominciava ad emanare i suoi influssi.
Lo sguardo, sempre vigile, cadde in un punto ben preciso in mezzo a decine di ettari.



Ad oggi non so ancora cosa sia, ma era talmente pesante e bello che finì rastrellato pure lui. Pure le pietre mi sarei portato alla macchina.

Inevitabilmente i ritmi sono scesi. Se vado a pesca 4 volte al mese è già un buon risultato. 
Avevo sentito Marco, sembrava una buona giornata. Un po' ventosa per la verità ma valeva la pena.
Lui era libero io ero libero. Andiamo.

Subito in pesca, in attesa della botta, che quella mattina non ne voleva sapere di arrivare. Ci pensò Marco a toglierci dai pasticci. Due barracuda finalmente fecero partire le danze. 
Le sensazioni erano quelle positive, da un momento all'altro mi aspettavo di forare....e cosi accadde.
Botta, peso, qualche accenno di resistenza e poi al paiolo. Era una tracina di dimensioni pazzesche. Spaventosa. Era già morta prima ancora di raggiungere gli scogli. Ma non lo sapeva.

Slamata con tutte le cure del caso e nuovo lancio. Usavo un'esca segreta di cui avrò modo di parlare profusamente nei prossimi articoli.
Nuova botta, saliva veloce, ricciola sotto taglia, stavo per liberarla ma uno sguardo fugace alle mie spalle individuò il rastrello appeso fuori dallo zaino.
Coltello fra gli occhi e via ad onorare la costellazione che mi stava regalando tutto quello che in fin dei conti ho sempre desiderato in vita mia. Pescare.

Il sangue versato allo zodiaco portò immediatamente i frutti più insperati.
Nei lanci seguenti l'inferno. La mezz'ora di fuoco che aspettavo da molto, un carpaccio che mancava ai mie denti da 4 anni almeno.
Lampughe come se piovesse, prese in diversi modi, le prime due a jig, la terza con un ketch, la quarta a popper. Poi lentamente hanno smesso di mangiare le poche esche adatte che avevo portato. Stic@zzi



Sacco pieno, se solo lo avessi portato. A spalla quindi.
Non rimaneva che rientrare, soddisfatti. Peccato per qualcuna persa dal mio compare, ma si rifarà. 
La strada è lunga, avrò tempo per riflettere, più del solito questa volta.  Ripensavo a tutte le volte che avevo svuotato il mare....le stelle del rastrello sicuramente brillavano sopra di me ma io non capivo da cosa derivasse quello stato di grazia.
Pescate colossali trovavano dopo anni una logica spiegazione. Altroché shoreline. Fondamentalmente è il mio comportamento a trovare una spiegazione. Qualunque cosa faccia, in qualunque posto finisca...devo rientrare a casa con qualcosa, che siano funghi, asparagi, pesci, castagne, legna, carciofi a fura, attrezzatura da sub, acqua o vino.

Raaaastrelllooooo. 


L'oggetto dell'articolo in origine era ben diverso, probabilmente ci sarà una seconda parte in un futuro più o meno prossimo. Decisamente più di concetto.












mercoledì 5 settembre 2018

Code fantastiche e come affrontarle.




Ma chi c@zzo è che a pesca ha voglia di mettersi in fila?
Apparentemente un sacco di persone. Assuefatti dalle code alle poste non vedono differenza alcuna. E si mettono in fila.
Scendono dalla macchina disposti a tutto, anche a pescare di merd@, rientrare a casa, lamentarsi che non hanno pescato una mazza, salvo poi ripetere l'iter all'infinito.

Io onestamente, quando ho cominciato, non ricordo di code. 

Forse c'erano quelle nella fogna a cielo aperto zona p torres, campo di battaglia di innumerevoli guru sedotti dal pesce marcio e dalla palamita facile....ma per il resto....non ho memoria di assembramenti massicci in altri luoghi.
Nei Porticcioli il deserto. Ci finivo spesso a fine giornata, per aumentare il già pesante bottino.
Come fosse possibile un mistero.
Allora, mica adesso. Adesso è tutto chiaro, cristallino.
Colpa mia. Colpa nostra, colpa vostra.
Eravamo giovani ed incoscienti, anche vanitosi, ma poco per la verità.
Per le mani uno strumento che non sapevamo usare.
Avete presente una pistola carica nelle mani di un bambino? Ecco l'immagine è esattamente quella. 
Abbiamo giocato con un fucile carico...di tanto in tanto partivano colpi ma non capivamo se andassero a segno.
Però qualcosa avevano colpito. Certo se avessero colpito qualcuno sarebbe stato meglio.
Il bersaglio era distante anni. Come potevamo prevederlo?? Impossibile. 
Impatti devastanti ad oltre 2000 giorni di distanza. Da lasciarmi stecchito.
Oggi 4 settembre 2018 ho avuto una notizia che mi ha fermato il battito per qualche secondo. Il fiato è andato via per una manciata di minuti.
Che vuoi farci. Incassare e ripartire, oppure mandare tutto al diavolo e smettere di guastarsi l'esistenza.....

Ma posso io arrendermi? Mai. Ho una guerra da combattere.
E una storia da raccontare.

E' la storia di 5 derelitti ed un cane, arroccati in una punta ormai stra sputtanata, comodissima da raggiungere e soprattutto, ideale se si aveva poco tempo per fare 4 lanci.
Nessuna pescata clamorosa, non l'ho mai preteso, ma c'era il tanto per sgranchirsi le spalle, respirare iodio e portare a casa un carpaccio. Express.



E siccome voglio darvi un'idea della loro follia....sono andato a misurare i metri lineari di costa che dovevano spartirsi.
16 metri. Divisi fra 5 persone e un cagnaccio lurido. 3,2 metri a testa, senza contare il quadrupede.
Ora che senso ha tutto questo?
Come può una persona dare un senso alla propria esistenza se finisce a pesca in 3 metri scarsi? 

Scesi dalla macchina e, come di mio solito, cercai la visuale dello spot.
Quando mi affacciai rimasi sbalordito. Sospettavo la presenza di una persona, già motivo sufficiente per farmi andare via...ma volevo vedere con i miei occhi.
Li strofinai un paio di volte perchè di persone ne vedevo 5. Più un cane.
Tant'è che rientrai alla macchina ed imbracciai il binocolo, sempre presente nel gavone verde vigliakko.
L'orologio segnava 10 alle 5, c'erano i tempi tecnici per scendere...arrivare e lanciare....ma non molto di più. 
In cuor mio avevo già deciso di rientrare a casa e così rimasi una decina di minuti ad osservarli dall'alto, infrattato negli arbusti per non essere visto.

Non mi pare che si conoscessero tutti fra di loro.
Solitamente quando si è in cricca.....qualcuno parla sempre con qualcun altro.
Questi parevano avvolti dalla loro solitudine, tutti che lanciavano dritto per dritto, non potendo fare diversamente causa congestione dello spot.
Il gesto, già di per se meccanico del lanciaerecupera, in questi attimi assumeva connotazioni tragiche. 
Non c'era più poesia, tecnica, intuizione...niente di niente. Avevo i brividi lungo la schiena....al solo pensiero di fare quella fine. Perchè di fine si tratta. Fine dei giochi, game over.

In quei minuti non ho visto catture di nessun tipo.
La tentazione di scendere e mischiarmi fra di loro prese sempre più forma...però...sarei stato riconosciuto....abbordato...n di cellulare ecc ecc.

Quel giorno, forse per una premonizione....avevo portato pure la canna grossa...cominciai a riflettere sul fatto che magari....qualcosa avrei forato pur stando in un punto meno esposto....meno di passaggio....

Il piano fu il seguente:
-1 imbosco la macchina
-2 scendo giu senza farmi riconoscere
-3 sto a debita distanza, ma comunque tale da permettermi di vederli e farmi vedere
-4 rastrello tutto quello che posso per il solo gusto di essere visto.

Arrivai dunque nel punto prescelto. Mentre staccavo la girella dalla canna li continuavo ad osservare.. si, erano proprio in 5.
Più quel cane che aveva tutte le sembianze di Cerbero.





Mi notarono quasi subito, o meglio notarono la presenza di un concorrente, non intuirono certo che Zarabusta era li con loro...a pochissimi metri.

Dal momento in cui ero sceso dalla macchina fino ad ora, nessun pesce era stato portato al raffio. Magari qualcosa prima che arrivassi io avevano preso. Non lo saprò mai.

Per me si partiva dallo 0 a 0. Solo che io avevo 64 metri di svantaggio. Tanto ero arretrato rispetto a loro. I mie lanci arrivavano alla stessa altezza della punta.....i loro, per quanto scarsi, finivano in mare "aperto". Certo che lanciavano male eh....però....
Ma il discorso è sempre lo stesso....quando non si ha niente da perdere...e la mente è lucida, pure gli eventi girano dalla tua parte, in questo caso dalla mia.

Vedevo movimento, un pesce lo avevano incannato e subito raffiato....big Kuda, roba da kilo almeno. Il cane era impazzito.

Io lanciavo a ventaglio, nutrendo ben poche speranze. 
L'ora era quella giusta, a mani vuote non potevo tornare. Nel senso che sarebbe stata la sconfitta della mia vita, il trionfo del degrado sulla civiltà, anche se la pesca se ne frega di tutte queste sfumature.

Dubbio che durò davvero pochi minuti perchè il primo kuda cadde sotto l'inganno della plastica sapientemente manovrata...capirai che movimenti segreti c'erano da fare...al tramonto...schiumetta ecc ecc

Uno, e feci in modo di essere ben visibile....canna che si muoveva destra, sinistra, nord, sud, tipo bassman americano, o italiano aspirante americano che non si fila nessuno. Il massimo della disperazione.

Anche nel salpaggio diedi spettacolo, e che spettacolo....quasi quasi stavano per sguinzagliare il cagnaccio dagli occhi insanguinati.

3 Lanci tre Kuda con la Kappa, roba da perfect angler romano di altri tempi....tipo 2006.




Li avevo già brillantemente scavalcati...e per di più messi anche sotto pressione.
Loro col numerino arroccati nella punta giusta, io su una pietra che forse definire inutile è dire poco....ma questa non è la dimostrazione della mia bravura....che non c'è.....questo è semplicemente il dispiegarsi degli eventi così come è giusto che vadano.
Era giusto che andasse così....il bene deve vincere sul male....e quando io sono il male..allora devo vincere sul bene.

Non voglio pensare che fosse un caso. Deve essere così come l'ho inteso. Che diamine.

Altro lancio altro kuda, quella sera ero la loro punizione....avrei agganciato qualcosa anche tirando sulle rocce.




Ci fu una pausa, seppur breve di catture, e pensai che forse....dovendo prendere altro....sarebbe stato il caso di liberarlo.

Ricordai gli ammonimenti di Mr Grossman....e lì fu tutto più chiaro. Dovevo portarmi via anche le pietre pur di non lasciare qualcosa a quei bifolchi.

Poi....del movimento....vedevo le pile da testa muoversi al buio....pensai che qualcosa stava girando anche dalle loro parti.....invece...piano piano si misero in fila indiana....e cominciarono a sbaraccare.

Io continuavo imperterrito, cosa non da me, visto il senso di appagamento che solitamente mi assale alla prima occhiata messa nel presacchio.

L'occasione era troppo ghiotta per smettere.....dovevo prendergli qualcosa in faccia....quando stavano passando proprio dietro di me....e cosi accadde. Altra doppietta....uno di loro non riuscì a resistere....e sebbene di spalle mi accorsi che guardò nella mia direzione, illuminandomi con la torcia....ero irriconoscibile ma i 6 kuda erano ben in vista. Tanto bastava.





Chissà che qualcuno dei presenti non legga il maravillioso....e si riconosca.
Ne trarrà forse qualche insegnamento?!Io stesso ho imparato qualcosa?

Certo che si.
La pacchia è finita, possiedo diverse altre foto di diversi altri spot....simili per conformazione, che oramai pullulano di perfect anglers. Mai che sia possibile trovare tali posti liberi dal male. Il branco.
Noto anche la maggior presenza di sudiciume negli scogli dove tali individui si posizionano per raccogliere pesce ( pescare è ben altro ) lattine di birra, plasticacce varie ecc.
Ho, putroppo, e lo ridico purtroppo, contribuito anche io alla slavina dello sputtanamento degli spot, che ci travolgerà tutti. Senza pieta....e non c'è modo di arrestarla.

L'unica nota positiva è che devo imparare ad abbandonare la logica dello scoglio, della pietra, che per un verso regala sicurezza....ma dall'altro....quando è calpestata da sconosciuti tende ad abbattermi, spesse volte senza un vero motivo....e questo racconto, insieme a tante altre avventure ne è l'ennesima prova.

Cadremo..... ma non senza lottare. 

martedì 21 agosto 2018

Fishing Lag

C'è stato un momento, nel mio luminoso cammino da perfect angler, nel quale mi son ritrovato a pescare molto più di quanto riuscissi a mangiare. Gestire le proteine tuttavia risultava molto semplice. Bastava un freezer a pozzo e finiva li.
Gestire il materiale fotografico invece divenne una sfida. Pur tralasciando di fotografare qualunque cosa avesse una pinna e 2 occhi, le testimonianze digitali si accumulavano a dismisura non trovando sfogo sufficiente  nei miei canali di divulgazione del verbo del lanciaerecupera.

Mi ritrovai ben presto ad avere un archivio fotografico talmente variegato da permettermi di scegliere con assoluta calma come rispondere alle disgraziate avventure dei vari prostaffe. 
Potevo ribattere colpo su colpo. Non volevo allagare il web ed il blogghe di catture solo per il gusto di dire che avevo preso qualcosa. 
Quel gusto per la verità non lo provo più da anni.
Diciamo le cose come stanno....i saraghi hanno rotto le palle, i barracuda pure.

Le foto servivano e servono solo per ricamarci delle storie sopra. 

Invece il brivido del lampo, del fulmine a ciel sereno ancora lo desidero come se non l'avessi mai provato in vita mia.

Riemergere dall'oscurità e battere un colpo per vedere le reazioni di quel nefasto mondo dello spinning che nonostante tutto non mi ha ancora dimenticato.

In quest'ultimo mese, non chiedetemi perchè, ho ricevuto richieste e complimenti da persone mai viste prima, mai sentite, che seguendomi dai tempi di SS...hanno continuato a supportarmi pure quando ho aperto il maravillioso.

Tornando a noi....
Ad ogni articolo dovevo decidere quali foto utilizzare, quali foto fossero le più pertinenti al pezzo che stavo scrivendo.
Il criterio cronologico non era più utile ne funzionale.
Il blog è nato senza tempo. Non è un calendario delle mie avventure.
Ben presto le foto dell'oggi venivano sistematicamente scartate perchè non adatte all'oggetto del discorso. 

Tastavo il polso della situazione, vedevo se c'era qualcosa o qualcuno da colpire e scrivevo.
Realizzai lestamente che così facendo ottenevo anche un altro grande risultato. In maniera del tutto inconsapevole.
Confondere i mie stalkers.
Dipingevo una realtà inesistente. Chi passava ore a studiare le foto del blogghe nella speranza di carpire gli spots...almeno non aveva più un riferimento temporale certo al quale collegare le mie catture. Loro non lo sapevano ma io si. La pesca seria è fatta del dove e del quando. Senza uno di questi tasselli non gli restava che leggere il maravillioso.
Per mia abitudine ho sempre pubblicato foto di pesci nelle stagioni invertite. E le stagioni ben presto son diventate anni.

Quindi si, mi son ridotto a postare pesci del millenovecentopastaepatate (cit. )

Qui si apre una voragine immensa, un pozzo senza fondo denso di teorie delle quali mi piacerebbe molto discutere. 
Il valore delle fotografie nel contesto social in cui sguazziamo.
Migliaia ne vengono pubblicate ogni secondo, ogni giorno. Che valore ha una fotografia che non viene condivisa immediatamente?

Se sulle esperienze che si celano dietro son fermamente convinto del contrario....le fotografie scadono? Perdono Valore? Perdono di significato?

Parlo di fotografie nuove, mai postate. Non di quelli che ripostano foto vecchie già viste da tutti per ottenere un briciolo di attenzione quando ( giustamente ) gli si chiude il sipario davanti.

Non sapete per quante fotografie ho perso l'attimo. Le riguardo e dico.....ma che le posto a fare? Che senso ha pubblicare un trofeo del quale mi ero completamente scordato? Già mangiato mesi fa se non anni.

Però di questa foto ho trovato il senso. A volte servono giorni, settimane, in questo caso quasi 2 anni. Quasi, non sto a fare il conto dei mesi.

E' l'ultimo pesce serio prima del salto nel buio. 

Sicuramente l'ultimo che ho acchiappato nella totale ed assoluta spensieratezza, figurarsi era il 26 di dicembre....Leggerissima scaduta.
Quando ancora andare a pesca era un dovere morale ed assoluto, anche per rispetto nei confronti di chi voleva andare ma non poteva.
Dicevo scaduta leggera, campo di battaglia deciso la sera prima, una leggera tensione dovuta alla quasi certezza di non trovare mare sufficiente per insistere con la dovuta fiducia.

Il classico dicembre sardo, cielo sgombro da nuvole e temperatura mite.
Talmente mite da impormi di lasciare la giacca a terra, conscio del fatto che non mi sarei mai bagnato vista la modestia del frangente.
Mi spostavo fra le onde mosso dalla granitica convinzione che non avrei dovuto portare con me nessun'altra esca oltre a quella in canna.
Era la giornata perfetta. 
Ma il pesce fortunatamente tardava ad arrivare. Così cominciai a riflettere sul perchè e sul per come Zarabusta non stava forando come ci si aspetta da lui.

Domande senza risposte. A volte conviene muoversi sulla base di convinzioni non dimostrabili. 
La mia dopo qualche ora era che, in quei 100 metri di costa, non ci fosse pesce. Non era colpa mia. Fine della discussione.
Così mi spostai dove il fondale degradava più velocemente. La schiuma era quasi irrisoria, ed io, per illudermi, lanciavo solo quando l'onda riusciva ad ossigenare l'acqua.
Stiamo parlando di una buca di dimensioni veramente modeste. Che alimentava però la mia speranza.
Quanti lanci si potevano fare prima che questa venisse persa per sempre?  Io ne contai 4.
Quattro lanci per trasformare l'illusione in realtà. 4 lanci mi separavano dal sentire l'odore di pesce fra le mani.....ripensarci dopo è quasi più emozionante che vivere il momento.
A ventaglio come al solito, i primi due lanci perfetti. Ne rimanevano solo 2. Poi si torna a casa.
Vuoi la tensione vuoi la leggerezza dell'esca rispetto al resto dell'attrezzatura....gli altri 2 lanci li sbagliai clamorosamente. Uno troppo corto.....uno invece fu rovinato dalla traiettoria che la lenza fece fare all'esca portandola fuori dalla famigerata straic zon.
Ma quando la traiettoria fu quella giusta.....l'illusione divenne realtà.
Presa in una buca dove di spazio vitale non poteva averne....si lanciò su quel pezzo di plastica verso il quale ormai ripongo fiducia illimitata.
Mi girai immediatamente per verificare la presenza di estranei....nessuno in vista.
Qualche peripezia per tirarla fuori e via al riparo da occhi indiscreti per godere qualche istante fra me e me come ho sempre fatto.





Da solo organizzai qualche autoscatto e devo dire che son saltate fuori delle belle foto. Foto che riguardavo abbastanza spesso e mi domandavo se e quando le avrei mai postate.

Quel giorno è arrivato.



La spensieratezza credo che lentamente ritornerà, e di conseguenza anche il blogghe riprenderà vita.

E l'idea di essere praticamente l'ultimo reduce,pluribannato ma LIBERO, in questo mondo di prostitute e marchette mi da la voglia di non mollare.
La battaglia continua.

venerdì 8 giugno 2018

4 anni

Per la prima volta in vita mia, delle scarpe da wading mi son durate più di 4 anni. 
Sarà che sono simms, sarà che le ho risuolate 3 volte ma è proprio la struttura ad essere ancora integra.
E mi son sempre chiesto come fosse possibile avere scarpe da 3-4-5-6 anni ancora adatte all'uso piscatorio.

Basta non andare a pesca. Semplice.

Nel maggio 2014 arrivarono a casa e dopo una settimana partimmo per le Canarie. Per l'occasione preparai un rinforzo con un pezzo di pavimento di gomma da incollare sulle punte. Tanto brutto quanto efficace. Le rese indistruttibili.



Poi riposo forzato per loro, d'estate si indossa altro.
Ogni anno nuove suole in feltro. Il ritmo fu regolare fino a dicembre 2016 poi la pazzia totale prese il sopravvento.

Una scelta folle, almeno a giudicare ora, mi ha tenuto lontano, lontanissimo dalla pesca. 

Il freezer dall'autunno 2017 è sempre stato vuoto, qualche calamaro di tanto in tanto, poi finite le scorte, finito tutto.

Anzi, era iniziato il disastro più totale, il tendine estensore dell'indice della mano destra sbriciolato, 2 interventi chirurgici, il secondo a Milano, 120 giorni di tutore, fisioterapia tutti i giorni ogni 2 ore. Una visita di controllo a settimana.

E che ci crediate o no, tutto è cominciato da una spigola. Un coltello che non tagliava ed un patino marcio. Me l'hanno tirata.

Convinto di essermi giocato per sempre la mano, mi stavo allenando a reggere la canna e lanciare con la sinistra. 
Ma Zarabusta non poteva finire così. Gli astri non l'avrebbero permesso. 
La stella della morte non brillava su di lui.

Devo fare i conti con la dura realtà.
Il tempo per andare a pesca è ancora ridotto all'osso. Le poche volte che vado prendo poco e niente. Non posso più scegliere quando andare ed i risultati si vedono. Qualche occhiata, qualche spigola, un paio di saraghi.



Sapete che c'è? Che così la pesca fa schifo.
Non abbraccerò mai l'idea che tanto "l'importante è non stare a casa" l'importante è "lanciare".
A pesca bisogna pescare, se non si prende una mazza non si può parlare nemmeno di pesca. Che senso ha fare nodi, lanciare, recuperare, fare km se non si buca?

E' imprescindibile tornare a forare, molto e a comando.
Altrimenti appendere la canna al chiodo e chiudere i battenti.

Devo raggiungere l'equilibrio perfetto che ho sperimentato per qualche anno. La pace dei sensi assoluta, il rapporto perfetto di tempo dedicato alla pesca per catture. Fateci caso.
Andare a pescare tanto e prendere poco è avvilente, andare a pescare tantissimo e forare tantissimo è pericoloso per gli altri aspetti della mia esistenza, andare a pesca poco e pescare abbastanza è quella condizione mentale che regala l'invincibilità e la certezza di bucare anche la volta dopo, In qualunque condizione.


So qual'è l'obbiettivo, ma come raggiungerlo?

Ogni uscita a vuoto fa precipitare verso l'abisso, e risalire la china è sempre più dura. Ogni cappotto una mazzata.

Pescare aiuta a pescare. Non importa la tecnica, importa sentire che dall'altra parte della lenza ci sia vita, e tante più volte si sente tanto più facile sarà risalire dall'inferno.

Bass venite a me. Il pesce più stupido dell'universo per i pescatori più asini del pianeta.



Questa è la cura.  Raid di un paio d'ore, volti a prendere pesci di 10/20 cm che si lanciano su tutto. Non una volta, non due, forse tornerò a mare a novembre, ma prima devo tornare a bucare ogni volta che vado. E questa certezza, nello stato in cui verso, me la possono dare solo i blec bass.

Loro mi daranno la forza di recuperare il tempo perduto e di buttare finalmente le scarpe da wading. In attesa delle nuove.