venerdì 8 giugno 2018

4 anni

Per la prima volta in vita mia, delle scarpe da wading mi son durate più di 4 anni. 
Sarà che sono simms, sarà che le ho risuolate 3 volte ma è proprio la struttura ad essere ancora integra.
E mi son sempre chiesto come fosse possibile avere scarpe da 3-4-5-6 anni ancora adatte all'uso piscatorio.

Basta non andare a pesca. Semplice.

Nel maggio 2014 arrivarono a casa e dopo una settimana partimmo per le Canarie. Per l'occasione preparai un rinforzo con un pezzo di pavimento di gomma da incollare sulle punte. Tanto brutto quanto efficace. Le rese indistruttibili.



Poi riposo forzato per loro, d'estate si indossa altro.
Ogni anno nuove suole in feltro. Il ritmo fu regolare fino a dicembre 2016 poi la pazzia totale prese il sopravvento.

Una scelta folle, almeno a giudicare ora, mi ha tenuto lontano, lontanissimo dalla pesca. 

Il freezer dall'autunno 2017 è sempre stato vuoto, qualche calamaro di tanto in tanto, poi finite le scorte, finito tutto.

Anzi, era iniziato il disastro più totale, il tendine estensore dell'indice della mano destra sbriciolato, 2 interventi chirurgici, il secondo a Milano, 120 giorni di tutore, fisioterapia tutti i giorni ogni 2 ore. Una visita di controllo a settimana.

E che ci crediate o no, tutto è cominciato da una spigola. Un coltello che non tagliava ed un patino marcio. Me l'hanno tirata.

Convinto di essermi giocato per sempre la mano, mi stavo allenando a reggere la canna e lanciare con la sinistra. 
Ma Zarabusta non poteva finire così. Gli astri non l'avrebbero permesso. 
La stella della morte non brillava su di lui.

Devo fare i conti con la dura realtà.
Il tempo per andare a pesca è ancora ridotto all'osso. Le poche volte che vado prendo poco e niente. Non posso più scegliere quando andare ed i risultati si vedono. Qualche occhiata, qualche spigola, un paio di saraghi.



Sapete che c'è? Che così la pesca fa schifo.
Non abbraccerò mai l'idea che tanto "l'importante è non stare a casa" l'importante è "lanciare".
A pesca bisogna pescare, se non si prende una mazza non si può parlare nemmeno di pesca. Che senso ha fare nodi, lanciare, recuperare, fare km se non si buca?

E' imprescindibile tornare a forare, molto e a comando.
Altrimenti appendere la canna al chiodo e chiudere i battenti.

Devo raggiungere l'equilibrio perfetto che ho sperimentato per qualche anno. La pace dei sensi assoluta, il rapporto perfetto di tempo dedicato alla pesca per catture. Fateci caso.
Andare a pescare tanto e prendere poco è avvilente, andare a pescare tantissimo e forare tantissimo è pericoloso per gli altri aspetti della mia esistenza, andare a pesca poco e pescare abbastanza è quella condizione mentale che regala l'invincibilità e la certezza di bucare anche la volta dopo, In qualunque condizione.


So qual'è l'obbiettivo, ma come raggiungerlo?

Ogni uscita a vuoto fa precipitare verso l'abisso, e risalire la china è sempre più dura. Ogni cappotto una mazzata.

Pescare aiuta a pescare. Non importa la tecnica, importa sentire che dall'altra parte della lenza ci sia vita, e tante più volte si sente tanto più facile sarà risalire dall'inferno.

Bass venite a me. Il pesce più stupido dell'universo per i pescatori più asini del pianeta.



Questa è la cura.  Raid di un paio d'ore, volti a prendere pesci di 10/20 cm che si lanciano su tutto. Non una volta, non due, forse tornerò a mare a novembre, ma prima devo tornare a bucare ogni volta che vado. E questa certezza, nello stato in cui verso, me la possono dare solo i blec bass.

Loro mi daranno la forza di recuperare il tempo perduto e di buttare finalmente le scarpe da wading. In attesa delle nuove.