domenica 26 gennaio 2014

La Gazzetta dello Spot

In anteprima assoluta.
Il resto degli articoli li potrete leggere nell'edizione cartacea che ricordiamo avrà il costo di una sola guancia di ricciola!





CLAMOROSO: Zarabusta rivela i suoi spot. Aperto al pubblico l'archivio del noto prostaffe con gli originali delle foto delle strabilianti catture.
All'interno una lunga intervista/confessione, dalla gloria alla caduta del mito immortalato mentre entra al Mercato Civico!

" Non posso più nascondere la verità, non ho mai pescato una seabass in vita mia e al mercato civico dietro il bancone dei bisari ne hanno vista più di una, così ho pensato di provare là sabato mattina quando dava 1 metro d'onda e il picco di alta alle 9:18, ma ho cappottato. "
"Cosa farò ora che mi avete scoperto?" " Credo farò domanda per un posto da profishional. Ho saputo che figure di questo tipo sono molto richieste dal mercato e non bisogna neanche saper pescare ma basta spifferare spot di pesca e io modestamente ne conosco tanti"


SCIORLAIN: Tutti i segreti del gerc più scopiazzato al mondo svelati da Wanna Marchi, per l'occasione il mago Do Nascimiento torna dal brasile!!


PROSTAFF: La GoPro4 B ie Iro, come far sfrizionare da paura anche le castagnole in parete e riprenderle con la acscion cam. Nuova modalità di ripresa con GPS incorporato per uno sputtanamento senza precedenti



PROFISHIONAL: La nuova figura professionale in antagonismo coi prostaffe, chi sopravviverà nella giungla del mercato? 


Speciale: Lancia e recupera, In uscita con la gazzetta dello spot la bobina vuota di Zarabusta.


WEB: Stranezze dalla rete, un nuovo artificiale super catturante da attaccare direttamente al moschettone, soluzione semplice ma geniale eppure nessuno ci aveva mai pensato prima! 

CONCORSO: Inviaci una mitraglietta, le migliori 3 verranno premiate con la partecipazione al nuovo programma Skyfo Sibass program, quello farlocco.


Il resto lo trovate all'interno della gazzetta dello spot!
Buona lettura!

lunedì 13 gennaio 2014

MadsterChef: Come ti cucino L'anisakis

Dopo l'angolo del fotografo continuiamo ad ampliare gli orizzonti di questo blogghe aprendo anche una rubrica culinaria. Naturalmente non tratteremo di ricette elementari ma di piatti altamente ricercati e innovativi proponendo composizioni originali e rapide da realizzare per divertirsi a cena con gli amici e alle spalle degli amici perchè tanto fa male solo se te lo dicono.

Io credo di essere un portatore sano di Anisakis. Non posso essermela scampata. 
Nel novembre 2009 ho scoperto il pesce crudo e da quel giorno ho sfilettato responsabilmente ogni essere vivente dotato di pinne scoprendone i pregi e i difetti. Una montagna di pesce, chilometri di filetti  senza nessua precauzione. 

Sembrava fosse un piacere privo di insidie ma un bel giorno, non ricordo quale, mi misero sull'attenti. "fai attenzione al pesce crudo che c'è l'anisakis".
Il dubbio durò qualche tempo, poi partimmo per le canarie.




Caldo notevole e poca voglia di spanciare i pesci pescati, così finivano in un sacco stagno perfettamente integri. Ci finiva di tutto, Palamite, barracuda, saraghi, cernie, spigole e serracci marci lasciati dentro il sacco, a volte era quello giallo, altre volte quello nero come la pece che sotto il sole raggiungeva temperature da altoforno industriale.





Si arrivava a casa, il più coraggioso se il giorno c'era, altrimenti a sorte qualcuno apriva questo sacco da cui fuoriuscivano miasmi di ogni tipo e solo allora si pulivano i pesci.
Si mangiavano crudi, quasi tutti. 

# "Fanc@lo all Anisakis, passami il limone!" 
- "ma è rimasto dentro il sacco 14 ore!"
# " e sti c@zzi passami il sale!" 

Il pericolo teoricamente dovrebbe annidarsi nella parete della sacca addominale e negli organi interni.La leggenda narra inoltre di come il grazioso parassita si sposti dalla cavità addominale alle carni quando il pesce muore e mangiando le carni si mangia anche L'anisakis. E  questo processo è tanto rapido quanto peggio è conservato il pesce. 

Figurarsi alle canarie, sotto il sole in un sacco stagno.

Credo che nessuno abbia mai guardato l'addome dei pesci tanta era la fame. Mangiavamo tutto, anche le lische!  

Tornando alla ricetta il primo problema che incontriamo è come procurarselo ....
Ci sarebbe quello congelato che vendono nelle pescherie di contrabbando ma si sa che il prodotto fresco è sempre più buono, in alternativa ci si può rivolgere agli allevamenti specializzati ma solitamente sono allevamenti intensivi e quindi utilizzano mangimi e antibiotici che ne alterano il sapore e la resistenza.

La cosa migliore sarebbe pescarlo.
Ma è un parassita, quindi bisognerà imparare a pescare i pesci che lo ospitano. E solo quelli perchè altrimenti la ricetta non potrà essere eseguita.
Si tratta per lo più di pesci che si cibano di pesce azzurro. Sarà più facile trovarlo in ricciole, barracuda, tunnidi vari e via dicendo.

Per pescarlo oltre ad essere necessario utilizzare un'esca dedicata all'anisakis come questa ( che non posso mostrare perchè è un prototipo in fase di testing ) dovremmo sfruttare alcuni accorgimenti che a mio avviso fanno la differenza.




Innanzitutto lanciare sempre sui pesci dispari. Se trovate una mangianza provate a contarli in senso antiorario e lanciate solo sui dispari, altrimenti se non riuscite a contarli provate con la gercata di pegasus che solitamente fa scattare l'aggressività dei predatori con anisakis annesso.

come in questo caso.


A questo punto spanciate il pesce facendo attenzione a non rovinare la sacca addominale e guardate all'interno.
Troverete l'anisakis in quantità variabile. Il prossimo passo sarà lavorarlo il prima possibile, onde evitare che il parassita si disperda nelle carni vanificando così tutto lo sforzo profuso. 



Una volta terminato conservate i filetti e fiondatevi a casa assicurandovi che all'anisakis durante il tragitto non manchi nulla, anche se si tratta comunque di un essere abbastanza coriaceo. Meglio non utilizzare l'aria condizionata e fatelo stare nel sedile di davanti, pronti a fermarvi se soffre di mal d'auto.

Ora dovete solo stare attenti a non portarlo a temperature inferiori ai -22° o a cucinarlo troppo.
Per il resto sbizzarritevi in cucina come preferite.
Io solitamente procedo a fare delle grandi teglie di carpaccio, solita ricetta a cui aggiungo sabbia di varia granulometria e una spolverata di anisakis quà e là. Finisco il tutto con abbondante Olio Repsol per motori 2 tempi.
Lascio riposare in frigo e servo a tavola accompagnando il tutto da abbondante vino bianco ben fresco.




Potete avvertire prima i vostri commensali che c'è dell'Anisakis nel piatto così da lasciargli la possibilità di digiunare mentre voi mangiate a quattro ganasce oppure li fate mangiare tranquilli e solo dopo svelate la ricetta. Ne saranno entusiasti.

Ricapitolando

Anisakis al Carpaccio, ingredienti per 4 persone:

10 Anisakis freschissimi
900 grammi di filetti
aglio quanto basta
cipolla quanto basta per piangere
Olio repsol 2T 
2 cucchiai di sabbia 

preparate il piatto e lasciate riposare in frigo per almeno 30 minuti così date il tempo all'Anisakis di spargersi in maniera uniforme.



e Buon anisakis a tutti.



mercoledì 8 gennaio 2014

Prendo il Pesce a Mitraglietta

Perdonate l'assenza ma ci sto pescando tutto. Detto questo è il caso di continuare con l'esposizione delle più sfavillanti e innovative tenniche fotografiche che si vedono in giro.
La scorsa volta ci eravamo occupati della tecnica per piantare il pesce nell'obbiettivo, oggi invece voglio parlarvi della tecnica della mitraglietta.
Gli ho dato io questo nome, non mi pare che sia ancora riconosciuta ufficialmente ma verrà il suo momento ne sono certo.
Anche facendo un po' di ricerche non è chiaro chi sia l'inventore. Qualcuno sarà pur stato ma purtroppo non ci è dato saperlo.
Tuttavia se prima forse si trattava di fotografie "involontarie", magari scattate in fase di posizionamento, oggi possiamo dire che si tratta sicuramente di Fotografie volute, ed è per questo che non è azzardato parlare di tecnica specifica.
La mitraglietta dunque. Perchè questo nome? E' Molto semplice. Infatti la preda viene sorretta o per meglio dire "impugnata" proprio come un'arma e la si punta verso l'obbiettivo della fotocamera con fare minaccioso e sguaro truce.
Ad Oggi non è chiaro  il messaggio che si vuole mandare con questa tecnica, tuttavia è molto in voga nell'ambiente dei prostaffe/Tester che sovente imbracciano i pesci per scattare questo tipo di fotografie.
Sarà forse per aumentare la taglia del pesce??! ....o sarà per mettere in bell'evidenza l'artificiale che smarchettano?! o lo faranno per appagare una innata vena artistica?? Interrogativi senza risposta per ora.
Ma quello a cui assistiamo è la diffusione smodata di questa tecnica che parte dall'olimpo dei prostaffe per arrivare fino al pescatore della domenica che sogna un giorno di entrare a far parte dell'idilliaco mondo dei tester. Mitragliano i prostaffe, e forse per guadagnare posizioni Smitragliano tutti, ma son sicuro che ci sarà pure qualcuno che prende il pesce a mitraglietta per il solo gusto di sparare qualche colpo.
Da un punto di vista squisitamente tecnico si tratta di conoscere profondamente la morfologia di ogni pesce per identificarlo con l'arma cui più assomiglia così da poterlo imbracciare correttamente.



Fateci caso, la leccia necessita di un certo tipo di impugnatura, corpo alto e sottile, grossa pinna dorsale ottima per mirare, una coda a V che ben si adatta ad essere appoggiata contro la spalla così da non tremare durante la fase di puntamento. Come munizioni consiglio popper e vutidì di grossa taglia.




Il Barracuda invece lo possiamo paragonare ad un fucile di precisione, l'ideale sarebbe quindi imbracciarlo distesi al suolo, magari appoggiandosi ad un treppiede per la massima precisione. Ma se si ha fretta di sparare, con un minimo di pratica lo si può impugnare anche in piedi, bisogna solo ricordarsi di togliere la sicura da sotto la pinna pettorale sinistra altrimenti il colpo rischia di esplodere in canna. Rende al meglio in condizioni di mare mosso/molto mosso e caricato a gomma piombata è letale.




D'altro canto per la scaduta avanzata l'arma migliore resta la spigola. C'è la spigola classica, quella maculata e quella da poligono ( Cit. il Messia ) come questa in foto rarissima da catturare ma avrete vittoria sicura contro gli altri smitragliatori per diletto o professione. E' facile da maneggiare e veloce da riporre in fondina, ha il grilletto proprio sotto l'opercolo destro e la pinna dorsale si alza non appena c'è bisogno di puntare per fare fuoco, il calcio ha una buona mobilità permettendo di aderire alla spalla anche nelle condizioni più difficili.


Il numero dei pesci da imbracciare è ancora lungo e purtroppo in passato non ho approfondito questa tecnica con tutte le prede che mi son passate per le mani altrimenti avrei avuto la lista completa o quasi.

Mi rifarò.