Dopo accurati studi della concorrenza sono arrivato alla conclusione che se non parli di fotografia non sei nessuno.
Ormai la fotografia è quasi inscindibile dalla pesca vera e propria, un po' per vanità, un po' per necessità commerciali, un po' per far passare certi messaggi ( leggasi checcenrelis ).
Dalla fotografia si capisce tutto, se ti piace pescare e basta, se ti piace pescare ma anche andare a raccontarlo in giro, se sei un annoccatore, se pratichi il chec en relis, se sei un prostaffe, un tester, un prostaffe di te stesso, oppure un S.W.D.D. (salt water division director)
Dopo aver discusso a lungo con il direttore artistico di questo spazio non potevamo non dedicare una riflessione alla tecnica fotografica che tanto ha successo negli ambienti piscatori.
La tecnica in questione è quella de " TI PIANTO IL PESCE NELL' OBBIETTIVO!"
Non tutti la conoscono, molti la praticano in maniera sporadica, altri la rifiutano, ma alcuni la adottano costantemente tanto da essere considerati dei veri e propri maestri.
Il titolo l'ho lasciato così come mi è stato suggerito perchè credo che renda bene l'idea.
Non si tratta solo di prendere un pesce e fotografarlo. Si tratta di conficcarlo dentro l'obbiettivo con lo scopo di far sembrare che il pesce sia "piantato" nell'obbiettivo appunto. E solo dopo si otterrà l'effetto secondario di ingrandirlo.
La foto del Maestro si riconosce subito. In un primo momento lascia esterrefatti, la foto è perfetta, il pesce entra nell'obbiettivo senza lasciare spiragli e la sardina diventa un tonno.
Come fare dunque per ottenere l'effetto desiderato?
Prima di tutto bisogna dire che da soli non è facile, i mostri sacri di questa tecnica hanno capito che per eccellere serve la collaborazione di un buon fotografo sempre pronto a cogliere l'attimo in cui il pesce "entra" nell'obbiettivo.
Perchè chi pesca deve seguire un decalogo scrupoloso di accorgimenti per arrivare alla foto perfetta.
C'è da considerare la specie di pesce che si vuole fotografare, ogni pesce ha le sue caratteristiche e per essere valorizzate vanno conosciute una per una, la spigola dovrà essere tenuta in un modo, il barracuda in un altro, il dentice idem e così via.
Poi tocca al pescatore. Deve saperlo tenere ben esposto, alla giusta altezza e posizionare le braccia nel modo corretto, protese in avanti, tanto avanti da perdere quasi l'equilibrio.
Il corpo deve scomparire dietro il pesce, anche le mani giocano un ruolo fondamentale.
Più ci si avvicina all'obbiettivo più queste devono sorreggere la preda nei punti giusti cercando di sparire completamente dalla vista.
La logica è che meno sono gli elementi per fare le proporzioni più la tecnica è raffinata.
E per finire bisogna sopperire alle lacune del fotografo.
Se questo è statico, immobile nella sua posizione saremo noi a dover piantare il pesce nell'obbiettivo.
In questo caso un errore di esecuzione della tecnica.
Come vedete ci sono troppe dita che sorreggono il pesce, il braccio sinistro non è sufficientemente proteso in avanti e nel complesso il pesce non finisce dentro l'obbiettivo. Il fotografo poi non ha colmato la mia inesperienza ed il risultato non è certo dei migliori.
Peccato, perchè questo poteva facilmente diventare un Serra da 4-5 kg abbondanti.
Ma con la pratica si affina sempre di più il metodo fino ad ottenere risultati stupefacenti.
Si riusciranno a prendere con facilità ricciole da 7-8 kg da terra, spigole da quintale, saraghi da urlo e le famose occhiate da 2 kg di cui tanto ho sentito parlare.
Mi chiedevo dove le pescassero, cercavo inutilmente una risposta a questa domanda che mi ha tolto il sonno negli ultimi 3 anni poi finalmente ho capito.
E sono riuscito finalmente anche io a prendere l'occhiata galattica e mai come in questo caso la giusta tecnica ha fatto la differenza.
Come ho fatto direte voi.....è molto semplice.
Prima di tutto pescate l'occhiata, poi trovate un punto dove cominciare il rituale preparatorio. Posizionate il corpo a vostro piacimento, cercando di nasconderlo dietro il pesce. Più piccola è la preda maggiore sarà la difficoltà dell'operazione, poi braccia protese in avanti e mani che spariscono dietro la preda. Nei casi più difficili potrebbe essere utile una mano finta presa da qualche bambola che vi permetterà di falsare le proporzioni. Consulto rapido col fotografo per verificare se è tutto nella norma e si scatta la foto.
Ed ecco che l'occhiata ha raggiunto dimensioni cosmiche.
Solitamente consiglio questa tecnica per chi vuole ricevere una certa tipologia di commenti/apprezzamenti fra i quali: "Complimenti!, bella livrea, che colori!, caspita ha le squame bellissime, le pinne sono perfette, si vede che è un pesce sano!, gli occhi sembrano veri!
E' molto utile per appagare animi particolarmente competitivi, e se siete del settore anche per mettere in primo piano l'esca con cui la preda è stata presa.
Per pura curiosità ho provato pure in acque interne ad utilizzare questa tecnica e devo dire che risolve parecchie pescate sotto tono.
Beccatevi questo persico reale da 2 kg, proprio come l'occhiata di prima!
La mia mano sinistra per chi non mi conoscesse è 5 volte più grande della destra.
E se qualcuno obbietta sulle "proporzioni" dite sempre che siete alti 3 metri e 80, pesate 243 kg e usate esche da 80 cm.
Potrei anticiparvi la tecnica fotografica che tratteremo nel prossimo aggiornamento ma preferisco farvi una sorpresa.